LO SPIAGGIAMENTO DELLE BALENE IN NUOVA ZELANDA
Volontari ed esperti del ministero dell'Ambiente neozelandese stanno combattendo una dura battaglia contro il tempo per salvare una quarantina di globicefali, specie di cetacei simili ai delfini ma di dimensioni piu' grandi, rimasti intrappolati nelle acque basse davanti alla spiaggia di Ruakaka, lungo la costa est dell'Isola Settentrionale della Nuova Zelanda. Altri 37 esemplari vittime dello stesso spiaggiamento di massa, l'ennesimo registrato agli antipodi, sono morti arenati sulla sabbia. A scoprire la strage di globicefali sono stati alcuni operai di una vicina raffineria; la prossimita' dell'impianto potrebbe avvalorare una delle tante ipotesi formulate per spiegare un fenomeno naturale, sempre piu' frequente ma tuttora misterioso, simile a un suicidio collettivo: balene, delfini e altri cetacei perderebbero il loro istintivo senso dell'orientamento a causa dell'inquinamento marino, finendo intrappolati sotto costa. E' quanto e' successo anche nel caso di Ruakaka: i globicefali si sono avvicinati troppo alla riva, e non sono piu' stati in grado di tornare indietro. E' stato necessario l'intervento di stuoli di ambientalisti per rimettere in acqua i quaranta superstiti, tentando poi di farli dirigere di nuovo verso il mare aperto: finora pero' senza successo. Sul posto sono state fatte arrivare numerose imbarcazioni, per tagliare ai cetacei disorientati la via verso terra che sarebbe loro fatale e cercare di spingerli nella direzione opposta, inducendoli a prendere il largo una volta per tutte.
La complessa operazione di salvataggio e' cosi' dovuta reiniziare da capo, con la difficolta' aggiuntiva di localizzare gli ultimi cetacei sopravvissuti. A scoprire la strage iniziale erano stati alcuni operai di una vicina raffineria; la prossimita' dell'impianto industriale potrebbe avvalorare una delle tante ipotesi formulate per spiegare un fenomeno naturale, sempre piu' frequente ma tuttora misterioso, simile a un suicidio collettivo: balene, delfini e altri cetacei perderebbero il loro istintivo senso dell'orientamento a causa dell'inquinamento marino, finendo intrappolati sotto costa. E' quanto e' successo negli ultimi due giorni: i globicefali si sono avvicinati troppo alla riva, e non sono piu' stati in grado di tornare indietro.
La Nuova Zelanda ha un triste primato per gli spiaggiamenti di cetacei, che vi si verificano con una certa regolarita' fin dal 1840: da allora hanno perso la vita nelle acque basse sotto costa piu' di cinquemila esemplari. L'ultimo episodio di vaste proporzioni risaliva a qualche settimana fa: in una sola volta, all'estremita' nord dell'Isola Meridionale, morirono quasi cinquanta globicefali neri.
Si attende l'arrivo di una nuova marea. Ignote le cause del "naufragio" - Corsa contro il tempo per salvare le balene
In Nuova Zelanda centinaia di volontari sono al lavoro per cercare di evitare la morte di 120 cetacei arenati su una spiaggia
WELLINGTON (Nuova Zelanda) - Centinaia di volontari, compresi parecchi turisti, stanno lottando da due giorni per salvare circa 120 balene arenate su una spiaggia dell'Isola del Sud, nel più grande fenomeno del genere in Nuova Zelanda da 12 anni.
Da quando le balene si sono arenate martedì sulla spiaggia di Puponga, circa 150 km a nordovest della città di Nelson, 19 sono già morte, secondo quanto riferito da mezzi di informazione locali.
I volontari bagnano in continuazione le balene, lunghe fino a cinque metri, per cercare di rinfrescarle e di evitare che la loro pelle si secchi. Si spera che possano riguadagnare il mare aperto alla prossima alta marea. Si ignora il motivo per cui il branco ha perso l'orientamento e si è arenato, cosa che in quella spaggia era già successa altre volte in passato.
22 dicembre 2005
FONTE: www.repubblica.it
Fonte: REPUBBLICA.IT
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